Fiducia sì, ma non a tempo

08.11.2023 08:11 di  Gianluca Andreuccetti   vedi letture
Giancarlo Favarin
Giancarlo Favarin
© foto di Nicola Ricci, Amaranta.it

Livorno - La partita interna di domenica scorsa contro il Follonica Gavorrano ha visto consumarsi la prima tappa di un ricchissimo mese di novembre, che molto avrà da dire e molto dirà sulle ambizioni di primato dell’undici amaranto guidato da Giancarlo Favarin: il Livorno, infatti, disputerà ben cinque partite nell’arco di quattordici giorni, tra domenica 12 novembre e domenica 26 novembre, secondo un calendario che vedrà la squadra guidata da capitan Andrea Luci far visita domenica prossima al San Donato Tavarnelle di Lorenzo Collacchioni, recuperare mercoledì 15 novembre a Piancastagnaio la nona giornata di campionato non disputata a inizio mese, ricevere domenica 19 novembre all’Armando Picchi il Cenaia di mister Massimo Macelloni e chiudere le danze a Montevarchi sette giorni dopo, non senza prima aver provato a ottenere il pass per gli ottavi di finale di Coppa Italia, in casa contro il Poggibonsi mercoledì 22 novembre.

Si tratta di un cammino indubbiamente impegnativo e pieno di ostacoli, che consentirà al mister e alla società di valutare la rosa in vista dell’imminente inizio del calciomercato e nell’ambito del quale spicca per importanza la trasferta di metà mese a Piancastagnaio: un risultato positivo eventualmente raccolto sul terreno di gioco della squadra prima in classifica, infatti, potrebbe consentire agli uomini di Favarin di guardare con rinnovato slancio e fondate ambizioni di primato al prosieguo del campionato. Ma prima di andare a Piancastagnaio, il Livorno farà visita al San Donato Tavarnelle degli ex Collacchioni, Belli e Lucatti, formazione agguerrita che naviga a centro classifica dopo un avvio di campionato molto promettente e che ha subito fin qui soltanto tre reti allo stadio Pianigiani di Tavarnelle Val di Pesa.

Per fare bene in questo periglioso mese di novembre, Favarin è chiamato a riproporre quanto di buono visto nella partita interna contro il Follonica Gavorrano: il lancio di Fancelli dal primo minuto, il recupero di Sabattini alla causa amaranto, la capacità di Luis Henrique di entrare in campo e di spaccare in due la partita, unitamente alla duttilità difensiva di Bassini, saranno frecce nell’arco di Favarin che l’esperto tecnico toscano dovrà essere bravo a utilizzare, trovandosi nell’impossibilità di riproporre in breve tempo il brillante Livorno di inizio stagione.

Ecco, appunto, il brillante Livorno di inizio stagione: dov’è finita la squadra capace di conquistare quattro vittorie e un pareggio nell’arco delle prime cinque partite? Dov’è rimasto l’undici in grado di agguantare il primato solitario in classifica e di inchiodare il Grosseto sul risultato di parità, mostrando complessivamente interessanti giocate individuali e preziose trame di gioco? In parte non esiste più e in parte è alle prese con preoccupanti cali di forma, dovuti ai recenti infortuni.

Degli undici titolari scesi in campo a Poggibonsi alla prima giornata di campionato, infatti, ben quattro erano fermi ai box contro il Follonica Gavorrano: Brenna sedeva malinconicamente in panchina, dopo aver perso il posto da titolare, mentre Bartolini, Cesarini e Nizzoli erano alle prese con i rispettivi infortuni; degli altri sette titolari scesi in campo a Poggibonsi, Brisciani è stato costretto a uscire per infortunio dopo undici minuti di gioco mentre Giordani e Mutton, per quanto abbiano dato tutto contro gli uomini di Masi, non sono certamente tornati ai livelli di inizio stagione a seguito dei rispettivi problemi fisici.

Fa bene Favarin a dire che “il Livorno deve lavorare a testa bassa, non pensando che a novembre si debba necessariamente essere in testa alla classifica” e a dire che “i ragazzi non erano fenomeni a inizio stagione e non sono brocchi ora” e farà ancor meglio a proseguire sulla strada tracciata in occasione della partita interna contro il Follonica Gavorrano, dove ha avuto il merito di proporre un undici diverso negli interpreti e nel modulo di gioco, nonché di interrompere l’emorragia di sconfitte interne, avviata contro il Tau Altopascio e proseguita contro il Seravezza Pozzi: è vero, pareggiare partite interne come quella contro il Follonica Gavorrano, che pure è avversario di assoluto valore, non è il miglior viatico per riconquistare il primato in classifica, ma è un modo come un altro per invertire una tendenza che stava e che sta tuttora inaridendo le speranze di promozione degli amaranto.

Sarà possibile, in tempi brevi, rivedere il Livorno brillante di inizio stagione? Probabilmente no, perché a Favarin manca un uomo capace di assumere la guida della cabina di regia come era Bartolini e come non può essere Luci, per età e per caratteristiche tecniche.

Può il Livorno continuare a recitare con lo spartito di inizio campionato, quando alcuni dei suoi uomini sono fuori per infortunio e altri hanno un livello di condizione ampiamente inferiore rispetto a quello del mese di settembre e della prima decade di ottobre? Probabilmente no perché, ripetendo sempre i medesimi comportamenti, si diventa prevedibili e lo si diventa ancor più se vengono a mancare le energie per mettere in atto tali comportamenti in maniera efficace.

Ed è a questo punto che assume importanza il ruolo di Giancarlo Favarin, allenatore esperto e capace che, in carriera, ha già conquistato cinque promozioni dalla serie D alla serie C con Castelnuovo Garfagnana, Lucchese, Venezia (due volte) e Fidelis Andria e che, già dalla sfida interna contro il Follonica Gavorrano, ha raccolto il messaggio di dover cominciare a proporre qualcosa di diverso per riuscire a ottenere risultati differenti rispetto a quelli che hanno funestato le recenti ultime settimane di campionato.

Per lavorare bene, tuttavia, un allenatore, per quanto esperto come Favarin, ha bisogno di essere credibile nei confronti della squadra e della tifoseria, ma la credibilità di un tecnico, oltre che dal comportamento in panchina e dal curriculum delle sue stagioni, passa attraverso la fiducia che la società è chiamata a tributare all’allenatore stesso: per un insieme di ragioni, pertanto, se la società ha deciso di proseguire con Favarin, deve farlo con convinzione, deve sostenere l’allenatore a prescindere dal singolo risultato, che può essere figlio di un episodio, e deve consentire all’allenatore di programmare il resto della stagione con un respiro il più possibile lungo, a cominciare dalla prossima sessione di calciomercato, perché nessuno meglio di Favarin può conoscere di cosa ha bisogno questa squadra per riprendere il cammino interrotto.

La società mostri fiducia nei confronti dell’allenatore e dell’uomo che ha scelto, lo sostenga dinanzi alla squadra e lo rafforzi dinanzi alla piazza con dichiarazioni nette e inequivocabili, anche in caso di ulteriori risultati negativi: ci sono ancora un campionato da vincere e una sessione di calciomercato da programmare al meglio.

Viceversa, se la società non è di questo avviso ed è convinta di cambiare guida tecnica, si decida a farlo e lo faccia presto, ma legare il destino di Favarin sulla panchina amaranto al singolo risultato, quantunque si tratti della fondamentale trasferta di Piancastagnaio, è quanto di più sbagliato e di autolesionista si possa fare.