Un'inchiesta della Guardia di Finanza svela che l'As Livorno nel 2020 fu truffata

21.06.2024 16:49 di  Andrea Mercurio   vedi letture
As Livorno Calcio
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As Livorno Calcio
© foto di Luigi Gasia/TuttoJuveStabia.it

Livorno – L'As Livorno Calcio, la società che fu di Aldo Spinelli (non venne iscritta al campionato di Serie D edizione 2021-22 ed è stata dichiarata fallita nel 2022, ndr), è stata una delle vittime di un vero e proprio sodalizio criminale che ha truffato cittadini italiani ed esteri procurando fideiussioni false e utilizzando in maniera fraudolenta un istituto di diritto anglosassone. Tra le società sportive vittima di queste truffe non solo il vecchio Livorno, ma anche l'Arezzo e il Novara.

La maxi inchiesta portata avanti dalla Guardia di Finanza di Padova, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, è arrivata ieri ad un primo punto di svolta con l'esecuzione di un provvedimento del Tribunale che ha disposto undici misure cautelari personali e il sequestro di beni per 3,5 milioni di euro nei confronti dei componenti della banda.

Tra i membri del gruppo un avvocato di 71 anni iscritto al foro di Padova,un sessantenne residente ad Abano ed un altra persona di Benevento adesso tutti e tre in carcere. Quattro invece le persone finite agli arresti domiciliari. Nel contesto dell'indagine le Fiamme Gialle hanno anche svolto decine di perquisizioni in molte province tra cui Benevento, Padova, Bergamo, Cremona, Firenze, Foggia, Milano, Torino e Venezia.

In particolare l'As Livorno, per iscriversi al campionato di Lega Pro edizione 2020-21, si trovò poi costretto a sostituire una fideiussione, respinta dalla Lega, e stipulata con una banca inglese (Winter Bank, ndr) per un valore di circa 900 mila euro.

Come spiegato dalla stessa Guardia di Finanza le vittime, spesso imprenditori e investitori bisognosi di ulteriori risorse finanziare, venivano indotte tramite un "reclutatore" appartenente all'organizzazione, a rivolgersi a un legale il quale però una volta ricevuta la somma da parte dei depositanti a titolo di cauzione, in alcuni casi anche diversi milioni di euro, la divideva con i complici eseguendo una serie di bonifici su conti correnti esteri.