Tamburini sulla crisi del calcio a Piombino: "C'era una volta l'Unione Sportiva"

20.03.2025 12:48 di  Gordiano Lupi   vedi letture
Uno scorcio del Magona
Uno scorcio del Magona

Piombino - Sulla situazione di difficoltà della principale società calcistica di Piombino, pubblichiamo questo post Facebook di Stefano Tamburini, giornalista e scrittore piombinese, già direttore del Tirreno e di altri quotidiani locali.

"Un mio post molto critico sull’attuale gestione del Piombino calcio necessita un po’ di approfondimento, perché ci sono fin troppi fraintendimenti sul concetto di “coglionata” riferito anche all’ultima scelta sulla guida tecnica (un esonero a tre giornate dalla conclusione del campionato) ma soprattutto alla gestione più complessiva del “pallone” nerazzurro. Vero che i problemi partono da lontano, anche prima che la società, che nel frattempo non è più Unione Sportiva Piombino ma Atletico Piombino, passasse nelle mani dell’attuale gestione.
Comincio con il dire che “c’era una volta l’Unione Sportiva” non è semplicemente una cosa passatista ma trova fondamento nei comportamenti di chi dirige il “pallone” nerazzurro.
a) Acquitrino Magona. Non possiamo neanche più chiamarlo stadio. D’accordo, la tribuna è stata demolita per colpe che non sono dei gestori della società e neanche quell’obbrobrio di tribunetta montata sulla gradinata è tutta colpa di chi gestisce attualmente l’impianto. E neppure la trasformazione del campo sussidiario, il glorioso “marrone”, è colpa di chi guida l’Atletico Piombino. Però quelli che oggi fanno notare che fu un errore asfaltare il campo di gioco dove erano quando il sindaco di quell’epoca dispose quella nefandezza? O tacevano o, peggio ancora, applaudivano. Detto questo, tutto il resto non si può guardare: la manutenzione è ridotta quasi a zero, non viene curato il terreno di gioco (infatti bastano due gocce di pioggia per farlo diventare un acquitrino) e neppure si riesce a tagliare l’erba sugli spalti. Di recente una partita di campionato è stata spostata a Venturina perché non c’erano i requisiti di sicurezza e, direi, anche della dignità. Quelle gradinate sono ridotte a una sugaia. Sono semplicemente vergognose.
b) Gestione e debiti. Fate un giro in qualsiasi altro impianto sportivo della città: campo di atletica, campo Marianelli di Salivoli, piscina… sono tutti ben tenuti e nessuna società che gestisce quegli impianti ha debiti con il Comune. E se li ha avuti si è trattato di questioni transitorie sempre risolte. L’Atletico Piombino ha recentemente sottoscritto un accordo con il Comune dove viene abbuonata una parte dei debiti (che non sono di lieve entità) in considerazione di interventi di manutenzione a carico del gestore. Resta solo da capire se in questo conteggio ci sono anche i lavori svolti (e pagati) dal comitato di volontari che qualche anno fa ebbe l’idea meritevole (e anche la pratica) di sistemare gran parte delle nefandezze esistenti. Perché se così fosse il danno sarebbe doppio. E sarebbe anche qualcosa di profondamente irregolare.
c) Sul piano tecnico ovviamente ognuno è padrone a casa propria. Sbagliano i dirigenti di Juventus e Milan, figuriamoci se non possono sbagliare anche a Piombino. Epperò fate una lista dei tecnici e delle risorse locali fatte fuggire negli ultimi anni… e poi fate un giro fra i vecchi appassionati e ascoltate da loro quanti non vanno più a vedere le partite “perché ci sono quelli”. Questione di simpatie e antipatie? Può essere ma non credo sia solo questo, perché almeno per me non è quello il problema. Resto però perplesso quando assisto al trattamento subito, a puro titolo di esempio, da un ragazzo preparato e perbene come Sandro Marsili.
d) Non ci sono alternative? Ce lo hanno raccontato più volte, questa gestione non avrebbe alternative. So per certo che ci sono state almeno due offerte di acquisto a cifre molto vantaggiose che sono state rifiutate senza possibilità di rilancio. A questo punto è legittimo che fra gli appassionati possa crescere il dubbio che la gestione della società sportiva possa essere funzionale ad altri interessi.
e) Impressione personale: questa gestione “allontana”. Negli anni settanta ho seguito le vicende calcistiche da appassionato prima e poi più “da dentro” fino alla conclusione degli anni ottanta, quando sono andato a lavorare altrove. Poi anche da lontano mi sono sempre tenuto informato: ho seguito direttamente fasi di stanca, di polemiche anche aspre. E di altre mi hanno raccontato quelli che seguivano più da vicino. Ma nessuna gestione è apparsa così lontana dalla passione collettiva. Al posto dei dirigenti mi farei qualche domanda, invece l’impressione è che questa sia una gestione alla Marchese del Grillo. O, nella migliore delle ipotesi, qualcosa di profondamente antipatizzante.
f) Lo stadio da ristrutturare. In prospettiva di lavori di ristrutturazione e riqualificazione non sarei troppo felice di affidare poi la gestione e il mantenimento a chi ha contribuito a ridurre il Magona a una vera e propria sugaia. E questa cosa è molto più grave di una retrocessione, perché pare irreversibile. Non so capire come possano guardare in faccia i dirigenti e i calciatori avversari quando vengono a giocare in quell’impianto che una volta era un vanto e adesso è un pianto.
Conclusione. A me dispiace, perché la squadra di calcio è anche un po’ un simbolo di una comunità. Difendere lo status quo tanto per difenderlo o semplicemente per orgoglio localista (alla leghista maniera per intendersi) sarebbe la cosa più sciocca da fare. Anche per questo il “c’era una volta l’Unione Sportiva Piombino” è un atto di speranza. Volendolo capire, naturalmente.

P.S.: coglionata, come spero si sia capito, ma nel caso ribadisco, è un concetto che va oltre alla semplice scelta sulla guida tecnica. L’ennesima di una serie al limite dell’infinito: a questo punto una retrocessione non sarebbe neppure la cosa più brutta da affrontare. Perché il calcio nerazzurro a Piombino è purtroppo retrocesso nella considerazione collettiva. E se manca questa consapevolezza..." (Stefano Tamburini)