Serie D. Doga, Livorno: "Abbiamo qualità ma fatichiamo in zona gol"

03.02.2024 18:10 di  Gianluca Andreuccetti   vedi letture
Alessandro Doga
Alessandro Doga
© foto di Amaranta.it

Livorno – La consueta conferenza stampa prepartita di mister Fabio Fossati ha lasciato il posto ad analogo intervento di Alessandro Doga che, nel suo doppio ruolo di direttore dell’area tecnica e di responsabile del settore giovanile, ha affrontato le domande delle giornaliste e dei giornalisti presenti in sala stampa affrontando tutti i temi sul tappeto: dall’ingresso in rosa dei due nuovi acquisti in rosa (il portiere Lorenzo Facchetti e l’attaccante Simone Rossetti) alla crisi di risultati a cui il cambio della guida tecnica non sembra aver posto fine, passando per l’attuale composizione della rosa e lo scarso impiego di alcuni elementi, a cominciare da Lorenzo Sabattini.

“Non mi sembra che sia il caso di parlare della gestione precedente – ha esordito l’ex laterale sinistro amaranto – perché Raffaele (Raffaele Pinzani, ndr) e il Mister (Giancarlo Favarin, ndr) sono due persone perbene, che hanno svolto il proprio lavoro in maniera ineccepibile e al 100% delle proprie possibilità, ma il nostro lavoro è un lavoro particolare e i risultati molto spesso non corrispondono all’impegno profuso dai singoli professionisti: ora c’è un allenatore nuovo (Fabio Fossati, ndr) che, per quanto stia utilizzando lo stesso modulo di gioco del precedente, lo sta facendo secondo modalità diverse e attraverso l’applicazione di principi diversi. Il mercato, che la società ha condotto nello scorso mese di gennaio e che avrebbe dovuto riguardare le sole società del calcio professionistico, è stato finalizzato ad agevolare la transizione da una gestione tecnica all’altra, cercando di andare incontro alle richieste del tecnico: se i cambiamenti, a livello di nomi e di uomini, ancora non si vedono, è molto probabile che, nell’arco di un certo tempo, si cominceranno a vedere”.   

Proseguendo sul tema del calciomercato che, in questo periodo dell’anno, fa inevitabilmente la parte del leone, Doga si mostra categorico: “Se la vostra preoccupazione è il numero dei portieri, posso dirvi che il numero attuale dei portieri del Livorno è pari a sei e non a quattro, perché al nuovo arrivato Facchetti, ad Albieri, a Biagini e a Ciobanu, devono essere aggiunti Tani e Pucciarelli. Quattro è il numero dei portieri della sola prima squadra, rispetto alla quale abbiamo ritenuto importante integrare la partenza di Peluffo-Wiese con l’ingresso di Facchetti e prevenire gli effetti di un’eventuale partenza di Biagini, che non si è verificata: alla fin dei conti, abbiamo un 2003, due 2004 e un 2005, che deve ultimare ancora il proprio percorso di crescita perché, alla sua età, uno o due anni in più di esperienza possono contare molto. Sono troppi quattro portieri per la prima squadra? I giocatori, portieri o non, devono essere messi nelle migliori condizioni per poter allenarsi al meglio tenendo conto che, con l’andar del tempo, il ruolo del portiere si va sempre più avvicinando al ruolo di un qualsiasi altro giocatore di movimento. Quanto alla decisione di prendere una prima punta, vorrei evidenziare che gli attaccanti già presenti in rosa non sono la fotocopia l’uno dell’altro e Cori è l’unico che abbia le caratteristiche per incarnare il ruolo della prima punta vecchio stampo: Fossati ci ha chiesto un attaccante che fosse in grado di andare a riempire l’area e abbiamo ritenuto che, tra tutti i giocatori che potessimo prendere in serie C, Rossetti fosse quello che si sposasse meglio con le caratteristiche richieste dal Mister, in quanto in grado di giocare tanto al fianco di una prima o di una seconda punta quanto davanti a un trequartista. Invece, non siamo riusciti a soddisfare la richiesta del tecnico di avere un centrale difensivo di piede mancino, per di più under, perché chi lo ha in rosa, soprattutto in questo momento della stagione, tende a tenerselo stretto”.  

Ambiente, mentalità, qualità dell’organico e obiettivi futuri: sono questi i temi più ricorrenti nella conferenza del direttore, che argomenta in questo modo in merito ai temi più spinosi: “Esiste una relazione diretta tra l’ambiente e il risultato perché, se è vero che l’esito del risultato finale non dipende da quanto succede intorno alla squadra, è altrettanto vero che l’umore e il clima all’interno dello spogliatoio possono essere influenzati da quanto succede al di fuori dello spogliatoio perché, in ogni caso, stiamo parlando di una squadra di serie D, formata da giocatori di serie D, la cui formazione personale non può essere una formazione super, bensì è la formazione di un giocatore di serie D: se è innegabile che i risultati siano merito o demerito della squadra, è altresì vero che le varie componenti che operano intorno alla squadra spesso non l’aiutano”.

Sul piano della mentalità, il discorso si fa più complesso: “Ogni gruppo ha la propria psicologia e la propria mentalità per cui non esiste un solo modo per modificare la mentalità di una squadra: c’è la squadra che ha bisogno di essere messa alla frusta e di lavorare di più, c’è la squadra che va fatta riposare e c’è la squadra che ha bisogno di essere rivoluzionata: come direttore dell’area tecnica, posso dire che noi cerchiamo di mettere i calciatori nelle migliori condizioni per lavorare e non escludo che possa arrivare un grande contributo in questo senso proprio dai nuovi arrivati”.  

Il discorso si fa più analitico, quando l’analisi si sposta dalla mentalità alla qualità della squadra: “Qualitativamente la squadra ha un buon livello, ma i numeri dicono che trova una certa difficoltà a fare gol a fronte di una difesa che subisce quasi un gol a partita: per esperienza personale, vi dico che giocare con la consapevolezza che qualcuno là davanti la butterà dentro prima o poi fa tutta la differenza del mondo: ad esempio, i test degli allenamenti evidenziano che la qualità complessiva è molto alta e che i ragazzi stanno vivendo questa situazione con uno stato d’animo che li porta ad allenarsi molto bene in settimana e a giocare alla domenica senza la giusta serenità: non esser riusciti a portare a Livorno la quota di piede mancino da schierare in difesa potrebbe pesare nell’economia della stagione, ma non è detto che quel giocatore non possa essere individuato all’interno della formazione juniores perché, molto spesso, è meglio inserire in rosa un giocatore che conosci, ma che non ha la struttura di Savshak o la qualità di Nardi, invece di un giocatore che non conosci e i cui tempi di inserimento saranno inevitabilmente dilatati. Per quanto riguarda Sabattini – ha aggiunto Doga – si tratta di un giocatore molto interessante, molto intelligente e molto disponibile al dialogo, ma sembra non essere consapevole delle sue stesse potenzialità ed è proprio questa inconsapevolezza che lo porta spesso a commettere degli errori di valutazione: il tecnico Fossati lo tiene in considerazione e il giocatore potrà sicuramente essere importante per il prosieguo della stagione”.

Domenica scorsa, nell’ambito della conferenza stampa postpartita di Sansepolcro, Fossati ha parlato di obiettivo stagionale sfumato e Doga, nella sostanza, non smentisce e non conferma: “Ciò che intendesse dire il Mister, lo dovete chiedere a lui: sta di fatto che, ora come ora, non siamo nella condizione di vincere o di perdere un campionato, ma di assumere la prestazione come oggetto della nostra analisi: di sicuro, quanto a cui abbiamo assistito fino a questo momento non può ritenersi sufficiente per cui dovremo continuare a lavorare con una partecipazione diversa”.

E, in quest’ottica, si inserisce la richiesta di Fossati di disputare una o più amichevoli in concomitanza con la sosta del campionato di domenica prossima: “Ci stiamo organizzando e dovrei aver trovato una soluzione per il prossimo fine settimana”.