L'Italia di Volandri con Sinner in campo travolge l'Australia e vince la Davis
Livorno – Dopo quasi mezzo secolo, esattamente 47 anni, l’Italia torna a vincere la Coppa Davis. Lo ha fatto nella serata di oggi, domenica 26 novembre, superando l’Australia a Malaga, Spagna, per 2 a 0. Arnaldi ha guadagnato il primo punto sconfiggendo Alexei Popyrin, poi un immenso Sinner ha condotto i compagni allo storico successo liquidando Alex De Minaur ed evitando il ricorso allo spareggio del doppio.
La Davis è la principale competizione di tennis a squadre per Nazionali. L’Italia l’aveva già conquistata nel 1976 battendo il Cile a Santiago del Cile.
La squadra italiana è guidata dal capitano non giocatore Filippo Volandri, livornese, che da tennista fu numero 25 del mondo nel 2007. I giocatori da lui convocati per la fase finale, oltre a Sinner e ad Arnaldi, sono stati Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego, Simone Bolelli e Lorenzo Musetti, quest’ultimo nato a Massa ma formatosi come tennista in gran parte a Tirrenia e Livorno.
Prima dell’Australia, nella fase finale, l’Italia aveva battuto nei quarti di finale l’Olanda e in semifinale la Serbia. Proprio contro la Serbia, che schiera il numero uno al mondo Novak Djokovic, è stata per l’Italia la gara più difficile. Dopo aver perso la prima partita in singolare, quella tra Musetti e Miomir Kecmanovic, la squadra azzurra ha rimontato grazie a una vittoria piuttosto inaspettata di Sinner contro Djokovic e alla vittoria del doppio formato da Sinner e Sonego contro la coppia serba costituita da Djokovic e Kecmanovic.
Per l’Italia era l’ottava finale giocata in Coppa Davis, la quarta contro l’Australia, finora sempre persa dall’Italia. In precedenza la squadra azzurra era arrivata all’ultima gara nel 1960, nel 1961, nel 1976, nel 1977, nel 1980, nel 1981 e nel 1998. Solo nel 1976 l’Italia riuscì a vincere battendo in finale il Cile a Santiago del Cile. All’epoca la squadra era guidata da Nicola Pietrangeli in qualità di capitano non giocatore e composta da Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti ed Antonio Zugarelli.