Serie D. Esciua ed i tifosi del Livorno, i commenti sui social

Livorno - Il muro che si è alzato tra i vertici societari del Livorno ed alcune importanti componenti della tifoseria amaranto merita un approfondimento. E’ auspicabile che le parti trovino un’intesa, un accordo per il bene della squadra, ma al momento non c’è comunicazione e questo rischia di avere conseguenze negative sulla formazione di Gianfranco Favarin. Al fine di offrire una pur non esaustiva panoramica di come i sostenitori e simpatizzanti del Livorno stanno vivendo questo delicato momento abbiamo raccolto alcuni commenti di cittadini e cittadine sui social e in particolare su Facebook.
Dopo la mancata riconferma di Igor Protti in società e l’aumento del costo dei biglietti, a seguito degli attentati di Hamas contro Israele e della risposta militare nella Striscia di Gaza, vi è stata da parte del presidente Joel Esciua, che è di religione ebraica, la richiesta di non sventolare le bandiere palestinesi in curva Nord, che però in quella curva sono presenti da almeno tre decenni. Tutto è cominciato al campo Carraia di Ghivizzano, in occasione della trasferta contro il Ghiviborgo, quando il presidente del Livorno chiese agli ultras di togliere le bandiere della Palestina. Questa richiesta, rispedita al mittente, ha aperto una crisi tra società e curva Nord che si è acuita nei giorni a seguire. L’episodio della gigantografia raffigurante la Nord rimossa e poi ripristinata all’interno dello stadio Picchi di Ardenza ha inasprito la crisi tra le parti. Ma lo scontro, negli ultimi giorni,è diventato più duro dopo che ventiquattro profili di altrettanti tifosi del Livorno sono stati bannati, cioè bloccati, dalla pagina Facebook dell’Unione Sportiva Livorno. Esciua, nel corso di una trasmissione andata in onda su Granducato Tv, ha affermato che il motivo va ricercato nel fatto che vi sarebbero state delle offese poste in maniera reiterata. Di parere opposto i ragazzi della Nord. Secondo molti tifosi, infatti, il motivo sarebbe stato anche e soprattutto di natura politica. C’è chi asserisce di essere stato bloccato per il solo fatto di avere la bandiera della Palestina nel proprio profilo. A seguito della scelta operata dalla società, in ogni caso, Esciua e un paio di addetti del Livorno sono stati espulsi da alcuni gruppi Facebook che parlano delle vicende amaranto.
Senza la presunzione né la volontà di essere esaustivi, al fine di registrare cosa pensano i tifosi del Livorno, abbiamo raccolto su Facebook qualche messaggio tra i molti che sono stati pubblicati in questi giorni.
Cristian, che si definisce “abbonato in curva Nord da almeno trenta anni”, in un lungo post si rivolge direttamente ad Esciua sostenendo tra l’altro: “Il suo staff ha bannato alcuni tifosi dai canali social ufficiali. Il fatto in sé è legittimo, considerato che alcuni di essi avevano espresso in modo offensivo il loro dissenso. Quello che non torna però è che altri esclusi (dei quali diversi di mia conoscenza) si erano limitati al dissenso senza alcuna espressione offensiva. Uno di questi non aveva nemmeno espresso commenti, ma portava nell’avatar un riferimento politico. Non va bene, caro presidente, non si possono mettere sullo stesso piano tutti i comportamenti”.
Un altro lettore, Andrea, sempre riferendosi al comportamento dei vertici del Livorno, evidenzia: “Non c’è stata nessuna offesa personale, come ritiene lui, solo critiche alla gestione della società, che considera un ‘prodotto’ e perché va contro la curva Nord. Questo è il motivo dei ventiquattro bannati. Il Livorno siamo noi!”.
Omar, invece, fa notare: “Credo che tutti debbano fare un passo indietro. Esporre la bandiera palestinese non è reato perché la Palestina non è Hamas. I tifosi, dal canto loro, non devono offendere e tanto meno lasciarsi andare ad affermazioni antisemite o ad offese personali, sempre che lo abbiano fatto”.
Rinaldo scrive su Facebook: “Le offese mai. Se così fosse sono dalla parte del presidente, per tutto il resto non sono con lui, soprattutto non può permettersi di ordinare di rimuovere le bandiere della Palestina. Se fossero state di Israele avrebbe usato il solito metodo?”.
Da parte sua, Elina, afferma: “Vorrei ricordare che le parole sono sciabolate. Bisogna stare sempre molto attenti a come si parla perché si può esprimere la nostra opinione sempre, ma con il massimo rispetto per tutti. Ora la squadra ha bisogno dei suoi tifosi e tutti i tifosi devono sostenerla”.
Il commento di Stefano è laconico e schierato: “Bene così, presidente. Fuori dal calcio la politica e chi offende, cosa ben diversa dalla critica!”.
Igor evidenzia che, secondo lui, le responsabilità sono di tutti: “Per me è stato sbagliato espellere dalle pagine Facebook della società i tifosi. Magari potevano essere rimossi i messaggi, ma non bannati gli utenti. Detto ciò, bisogna riconoscere che la squadra allestita da Esciua è competitiva e che il campionato è ancora molto lungo. Bisogna pertanto dare calore e supporto alla squadra. Sulle questioni politiche, invece, ritengo che sarebbe meglio che queste non entrassero nel calcio, ma ormai in tutta Italia è così e bisogna farsene una ragione. Spero che le parti possano parlarsi. Errori, secondo me, sono stati commessi da ambo le parti”.
Più articolato, infine, il commento di Rosa, che nella parte centrale del proprio lungo post, afferma: “Esciua non doveva dire alla Nord di non esporre la bandiera palestinese. Sulla cancellazione degli oltre venti profili dalle pagine Facebook della società, chiaramente, bisognerebbe capire come stanno davvero le cose. Se il motivo sono le offese o le frasi antisemite, la rimozione è stata corretta. Se invece il motivo è politico, non va bene, nessuno può essere messo fuori da nessun gruppo reale o virtuale per le proprie idee. I ragazzi della Nord, però, dovrebbero lasciare fuori dallo stadio le questioni politiche e religiose e pensare a sostenere la squadra. Ugualmente il presidente deve capire il contesto e la città in cui è venuto. Adesso serve il dialogo”.