Amelia: "Livorno è una piazza che vive di calcio, la C un punto di partenza"

23.04.2025 17:36 di  Andrea Mercurio   vedi letture
Marco Amelia
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Marco Amelia
© foto di Federico De Luca

Livorno – Marco Amelia, classe 1982, da calciatore è stato uno dei più forti portieri che siano mai passati dall’Ardenza, indimenticabili il gol a Belgrado in Coppa Uefa e il rigore parato con la Fiorentina. Da allenatore invece è passato da Livorno proprio nell’ultima difficile stagione degli amaranto tra i professionisti. Un campionato finito con la retrocessione e in seguito con la mancata iscrizione al successivo campionato di Serie D. Un passato che rende il portiere romano indissolubilmente legato al club amaranto, tanto più adesso dopo che il Livorno ha ottenuto sul campo il suo ritorno tra i professionisti. Un risultato commentato dallo stesso ex portiere ai microfoni di TMW: "Sono stra felice e stracontento, perché ho vestito la maglia amaranto da giocatore e perché ho allenato, proprio negli ultimi di professionismo, la squadra, che allora mi richiamò per provare a fare un miracolo, quasi riuscito."

Il percorso nei dilettanti per il Livorno è durato 4 anni, il primo in Eccellenza e poi tre in Serie D: “Sono contento di questo ritorno, che è passato attraverso sofferenze, perché le ripartenze ti fanno vivere in dei campionati a cui non sei abituato, ma è stato meraviglioso vedere in questi tre anni come la piazza di Livorno si sia rimboccata le maniche, come ha sempre saputo fare.” E nello specifico sulla stagione che si sta concludendo l’ex allenatore dell’Olbia aggiunge: “Quest'anno la città ha saputo veramente dare uno slancio incredibile al club, ai giocatori, per poter vincere questo campionato, di cui è stato protagonista indiscusso.”

Riguardo invece il suo passato in maglia amaranto e in generale sulla piazza livornese Amelia commenta: “La Serie C deve essere soltanto una base per poter poi dare continuità al club. Livorno per tifoseria, per piazza, merita di stare in alto. Io l'ho vissuta in Serie A, e l'ho vissuta anche molto bene, e credo sia una di quelle realtà che vive di calcio, che vive di senso di appartenenza e che deve per forza di cose tornare al calcio da protagonista”.