Armando Picchi nel cuore dei livornesi

Livorno – “Ho cominciato a giocare al calcio senza nessuna velleità, senza la pretesa di diventare un campione, senza la smania di voler raggiungere a tutti i costi grandissimi traguardi. Però ho sempre fatto tutto con serietà perché senza serietà non si può andare avanti in questo sport che richiede sacrifici e uno spirito di abnegazione non comuni…” Sono le parole di Armando Picchi, clesse 1935, il condottiero dell’Inter di Helenio Herrera, ricordato con affetto, commozione, ma tanta gioiosa serenità per la sua splendida persona, nella sala degli specchi di Villa Mimbelli, dalla città e dai molti che gli sono riconoscenti, a quaranta anni dalla morte che lo colse a 36 anni, il 27 maggio 1971 in una clinica ligure. La voce del campione è di Edoardo Gabriellini, protagonista del film “Ovosodo” di Paolo Virzì, che apre il docu-film “Armando Picchi. Diario di Bordo del Capitano”, prodotto da Maga Production e Thalia con l’associazione culturale Extra e curato da Massimo Ferrari, che ne è anche il regista, Gaia Capurso e Maria Antonietta Schiavina, che ha presentato la mattinata, presenti i figli Leo e Giammarco, la signora Francesca, la nipote Paola, il presidente dell’Inter Massimo Moratti, autorità e amici.
“Giocare a calcio, questa è stata la mia più grande passione. Sembra così difficile da raccontare e invece bastano poche parole. Mi piaceva dare calci alla palla da quando a mala pena camminavo. Così la mia storia deve per forza partire da qui. Da questo campetto vicino al mare dove si giocava scalzi”. E’ ancora il racconto di Armandino Picchi nel film della sua vita, che lo vide approdare a Milano nel 1960 all’Inter di Helenio Herrera, che lo trasforma in “libero”, uno su tutti alle spalle della difesa pronto a spazzar via ogni pallone in arrivo. Diventa il protagonista dell’epopea nerazzurra: tre scudetti, due coppe dei campioni, e due intercontinentali con presidente Angelo Moratti, che gli voleva bene come un figlio. Milano lo ha adottato e gli ha dedicato anche una strada nel quartiere gallaratese, non distante dallo stadio Meazza, tra il prato davanti alla parrocchia di San Leonardo da Porto Maurizio e la squadra Nuova San Romano. Una via stretta tra una chiesa e un campo di calcio, che risultata perfetta per ricordare un uomo cresciuto con amore cristiano e passione per lo sport, ricordava tempo fa Alan Rizzi, assessore allo sport di Milano, nel presentare il libro “Armando Picchi.Un nome già scritto lassù”, che l’autore Pierluigi Arcidiacono (Pigi) , malgrado avesse promesso di non scriverne altri sul calcio, ha invece scritto perché colpito da uno dei grandi valori del campione livornese, oltre la fede cristiana: l’amicizia, come ha sottolineato lui stesso, con Leo Picchi, figlio primogenito di Armando e capo ufficio stampa dell’Inter. Il libro è dedicato ai figli di Leo Picchi, fratello maggiore di Armando, Lorenzo Armando e Federico Augusto e sarà presentato martedì 7 giugno alle 18,30 a Villa Henderson.
I ricordi si sono rincorsi per l’intera mattinata. Quando Armando, livornese di scoglio nelle estati trascorse ai Bagni Fiume dava vita intense partite di calcio su un rettangolo di cemento, circondato e coperto da una rete metallica, quella mitica gabbionata, che dette vita alla nascita del “calcetto” e dove spesso si vedevano insieme lui, gli amici calciatori dell’Inter, con tanti grandi e piccoli che lo circondavano per chiedergli l’autografo. E tra questi anche un bambino che gli si avvicinava timidamente e che gli diceva: “Vieni, ecco l’autografo” e lo rendeva felice con una carezza, come racconta il sindaco Alessandro Cosimi, che di lui colpiva l’educazione e la disponibilità e quindi il piacere e il dovere per Livorno e i livornesi di ricordare Armando e la famiglia che tanto onore fanno alla città.
“Ha rappresentato l’Inter sotto il profilo del coraggio, della forza e della volontà - ha detto il presidente Massimo Moratti, in completo blu, camicia bianca, cravatta scura, ricordandolo- Ma è stato anche un uomo forte e buono, punto di riferimento per tutti, nei momenti di gloria e nelle difficoltà. Era molto simpatico, spiritoso, ironico a parte l’intelligenza, nel gioco era forte, mai offensivo. Era un “libero”, capitano in campo e fuori. E oggi non capisco perché il calcio moderno abbia cancellato il ruolo. Forse allora si prendevano meno gol di adesso”.
Poi una promessa alla domanda: “Una partita dell’Inter a Livorno?”. “E’ il minimo che si possa fare”. Accolta da un applauso.
“Armando Picchi è rimasto nel cuore dei livornesi e dei milanesi – ha detto Giorgio kutufà, presidente della Provincia – che ricordano quelle stagioni felicissime che inorgogliscono, perchè aveva saldi principi, come la famiglia e la fede, ed è stato capitano anche nella vita”.
Merita di essere ricordato - ha detto l’assessore allo sport comunale Claudio Ritorni - e portato a esempio per le generazioni future.
“Penna Bianca” è stato non solo il capitano, ma essenzialmente il leader tattico, umano e morale della sua squadra, scriveva Gianni Brera, che gli aveva dato quel soprannome per il suo piglio battagliero e l’aspetto austero.
“Era un amico vero, riflessivo altruista. Quanti amici di Livorno ha portato con sé a Milano, aiutandoli a sistemarsi? Ci sentivamo protetti della sua presenza, sapeva dirigere le operazioni, era un leader naturale. Guidava la squadra senza andare fuori dalle righe, con decisione, ma anche con grande semplicità e tranquillità. Aveva una dote immensa sapeva farsi rispettare senza prevaricare i compagni. Il Mago (Herrera) si affidava molto a lui. Ha interpretato il ruolo di libero in modo sublime. E’ stato un caposcuola, proprio come di Di Stefano e Suarez alla regia, la chiave di volta di molti successi”, sono parole di Tarcisio Burgnich.
Le iniziative che Livorno dedica Armando Picchi, a 40 anni dalla scomparsa, proseguiranno venerdì 3 giugno alle 21, nel parco di Villa Fabbricotti dove sarà proiettato in anteprima nazionale il docu-film “Diario di bordo del Capitano”. La proiezione sarà preceduta alle ore 19 dall’inaugurazione della mostra fotografica dedicata a Armando Picchi, allestita nella Biblioteca Guerrazzi, della stessa Villa Fabbricotti, curata da Pierluigi Arcidiacono e Serenella Calderaia, già tenutasi al museo San Siro di Milano. Esposte foto inedite della vita privata e cimeli del campione. Aperta fino all’11 giugno 2011. Lunedì 6 giugno alle 21 al teatro di via G.M.Terreni, promossa dal Comune, serata dedicata a Armando Picchi e il suo amore per Livorno, con racconti degli amici livornesi, incursioni musicali e piccoli monologhi teatrali. Martedì 7 giugno alle 18,30 al museo di storia naturale del Mediterraneo “Villa Henderson”, via Roma, 234, sarà presentato il libro “Armando Picchi. Un nome già scritto lassù” di Pierluigi Arcidiacono (Pigi), Melograno Editore, in collaborazione con l’associazione culturale “Il Flabello”. 304 pagine, metà fotografie, con documenti inediti messi a disposizione dalla famiglia. Il docufilm sarà in edicola con il “Corriere dello Sport” l’11 Giugno 2011.