Centotrenta anni fa nasceva Nedo Nadi, l'eponimo italiano dei Giochi olimpici
Livorno – Esattamente 130 anni fa, il 9 giugno 1894, nasceva a Livorno l’eponimo italiano dei Giochi olimpici: Nedo Nadi, uno dei più grandi schermidori, se non il più grande, di tutti i tempi. Di sicuro, l’atleta italiano che ha vinto più medaglie d’oro nella stessa Olimpiade.
Con la parola “eponimo”, in termini moderni, si intende una persona altamente rappresentativa di un movimento culturale o di una realtà sociale. Nello sport, di conseguenza, si intende l’atleta che ha vinto più di ogni altro in una disciplina od anche a livello generale per quel che riguarda il movimento sportivo.
Nedo, assieme al fratello Aldo Nadi, è l’unico schermidore ad avere vinto una medaglia d’oro in tutte e tre le armi nel corso di una stessa Olimpiade e detiene il record di titoli, ben cinque, vinti nella scherma nella medesima edizione dei Giochi olimpici, quelli di Anversa del 1920. Ciò ha fatto sì che a partire da quell’anno abbia detenuto il record assoluto di medaglie d’oro vinte da un atleta nella stessa edizione dei Giochi in coabitazione con il ginnasta statunitense Anton Heida che aveva stabilito il record nel 1904, con il tiratore a segno statunitense Willis Lee che lo aveva fatto nel 1920 e con il mezzofondista finlandese Paavo Nurmi che lo avrebbe raggiunto nel 1924. Questi atleti sono stati tutti superati prima dal nuotatore statunitense Mark Spitz, vincitore di sette titoli nel nuoto ai Giochi olimpici di Monaco del 1972, quindi dal nuotatore statunitense Michael Phelps, che si è aggiudicato otto medaglie d’oro alle Olimpiadi di Pechino del 2008. E’ da segnalare, a questo proposito, che i titoli in palio sono numericamente assai diversi da disciplina a disciplina e che in ogni caso oggigiorno sono più che nel passato. Nonostante ciò, Nadi è uno dei soli tre atleti italiani, assieme agli altri schermidori Edoardo Mangiarotti e Valentina Vezzali, a figurare tra i quaranta atleti più titolati del mondo, a livello olimpico, di tutti i tempi.
Nedo Nadi e il fratello minore Aldo furono avviati alla scherma dal padre, il maestro d’armi Giuseppe Nadi, fondatore dello storico circolo Fides di Livorno, il club schermistico più titolato al mondo, che li allenò con estrema durezza, mettendoli spesso in competizione tra loro, tanto da creare anche un conflitto tra i due. Nella sua palestra vennero addestrati all’uso del fioretto e della sciabola, ma non della spada, ritenuta dal padre un’arma indisciplinata, con la conseguenza che Nedo ed Aldo furono costretti ad imparare a tirar di spada altrove, di nascosto dal padre.
Nedo Nadi vinse nel 1911 il Torneo dell’Imperatore a Vienna, quindi ad appena 18 anni, nel 1912, debuttò alle Olimpiadi di Stoccolma dove vinse l’oro nel fioretto individuale. Terminata la prima guerra mondiale, partecipò alle Olimpiadi di Anversa in veste di portabandiera della spedizione azzurra e capitano della Nazionale italiana, peraltro da lui scelta. Nadi si laureò campione olimpico in tutte e tre le armi nella stessa edizione dei Giochi. Vinse l’oro a squadre nella spada ed entrambi gli ori, individuale ed a squadre, sia nel fioretto che nella sciabola. Mancò solo l’oro individuale nella spada, a causa di problemi intestinali che lo costrinsero ad abbandonare il torneo. Portato in trionfo dagli stessi avversari, fu uno dei protagonisti di quelle Olimpiadi, assieme al fratello Aldo e al mezzofondista Nurmi.
Dopo le Olimpiadi di Anversa, Nadi si trasferì in Argentina, allenando e gareggiando per il Jockey Club di Buenos Aires. Rientrò in Italia alla fine del 1923 economicamente arricchito. L’idea era quella di ritirarsi, in realtà riprese a tirare di scherma, anche se soprattutto per passione, dimostrando nel 1930 che la sua bravura era intatta con la vittoria del Campionato del mondo per “professionisti”, cioè dei maestri di scherma.
Commissario tecnico della Nazionale italiana alle Olimpiadi del 1932 a Los Angeles, dove l’Italia primeggiò nel medagliere aggiudicandosi due ori, quattro argenti e due bronzi, nel 1936 divenne presidente della Federazione italiana di scherma e sotto la sua presidenza, ai Giochi di quell’anno a Berlino, dove gli Azzurri si confermarono primi nel medagliere con quattro primi posti, tre secondi e due terzi gradini del podio.
Nadi mantenne la carica di presidente della Federazione schermistica fino alla morte, provocata nel 1940, il 29 gennaio, da un ictus che lo colse quando aveva poco più di 45 anni. Le sue spoglie sono conservate a Portofino, dove avvenne il decesso, nel cimitero adiacente la chiesa di San Giorgio.
Nadi è stato un uomo riservato, un atleta determinato, rigoroso, con una grande forza d’’animo. Da molti schermidori è considerato il più grande di tutti i tempi. A quanti sostennero che Mangiarotti fosse il migliore schermidore d’Italia per via del numero di medaglie vinte, suo fratello Aldo, che pure con lui aveva avuto dei dissidi in vita, rispose che Nedo aveva vinto sì vinto meno medaglie, ma tutte d’oro. La sua collezione personale di attrezzature per la scherma è conservata presso l’Agorà della Scherma di Busto Arsizio.
La figura di Nedo Nadi è stata così celebrata, nei decenni passati, che perfino la rivista per l’infanzia Topolino gli ha dedicato un personaggio: sul numero 3036, nella storia “Le strabilianti imprese di Fantomius, la maledizione del faraone”, il Nedo Naduck è difatti ispirato in modo palese a Nedo Nadi, campione della scherma, livornese illustre.