Sciabola. Torre, il campione d'Italia livornese che sogna le Olimpiadi
Livorno - Tanti sport sono passati tra le mani di Pietro Torre, ma solamente uno, forse senza saperlo, molti anni fa ormai è riuscito a rapire il cuore dell’allora bambino con una stoccata vincente. Esatto, senza saperlo, perché Torre ha indossato per la prima volta una maschera grazie ad un’intuizione dei due fratelli maggiori, che notarono una certa propensione nel fendere colpi di sciabola proprio durante un normalissimo pomeriggio di gioco davanti alla televisione. Da quel momento, i genitori lo hanno accompagnato al Circolo scherma Fides, senza mai immaginare quello che sarebbe accaduto.
Pietro Torre, livornese leva 2002 con i colori delle Fiamme Oro sulle spalle, è riuscito a puntare la sua sciabola in alto, fino a toccare il tetto d’Europa. Prima il successo in Ungheria nella stagione 2018-2019. Da lì tutto in discesa: una convocazione europea dove il ragazzo prodigio si è aggiudicato il secondo gradino del podio a livello individuale e la medaglia più luminosa nella prestazione a squadre. Poi i Mondiali e successivamente l’oro nella prima gara Under 20 in Iran, a Teheran, dopo di che i campionati italiani vinti a Riccione lo scorso maggio fino ad arrivare ad ottobre 2021. Cambia la località, ma il risultato è sempre il solito; oro nei campionati italiani Under 23 nella terra sarda, a Cagliari. Tanti successi, che hanno ampliato la bacheca, ma soprattutto il bagaglio contenente l’esperienza di questo giovane, che adesso si allena con lo sguardo fisso sulle due gare di coppa del mondo in Bulgaria e sulla coppa del mondo Under 20 in Francia. Molto probabilmente i destini di Pietro e della sciabola, prima o poi, avrebbero finito per incrociarsi nel corso fluente della vita. La scherma gli scorre nelle vene, ma è più bello credere che, come tutte le cose migliori, quest’incontro sia stato consegnato in mano al caso. Ed è stato meglio così.
Abbiamo fatto una breve chiacchierata con il campione italiano, in vista anche dei prossimi impegni che lo terranno impegnato in giro per l’Europa.
Ciao Pietro, prima di tutto, come stai?
“Ciao! Adesso sto abbastanza bene. Siamo appena entrati nella seconda parte di stagione, che inizia dopo le vacanze natalizie e mi sento in forma. Abbiamo in programma a febbraio due gare di coppa del mondo Under 20 in Bulgaria, poi in Francia. Saranno importanti per riuscire a rientrare nella lista del commissario tecnico per gli Europei di inizio marzo in Serbia. Insieme a Ilaria Bianco, Nicola Zanotti ed il mio preparatore fisico Renato Burani faremo di tutto per la convocazione. Sento che ci stiamo allenando bene."
Due allenatori, Zanotti e Bianco, che ti hanno accolto da bambino al Fides e ti hanno visto arrivare fino al secondo posto in Europa. Che rapporto hai con loro?
“Il mio rapporto con loro è molto buono. Ormai sono come una seconda famiglia. Penso che sia fondamentale nella crescita di un atleta avere dei buoni legami con chi deve prepararti. Per come la vedo io, siamo complementari. L’atleta senza un allenatore non avrebbe la qualità e la mentalità necessaria per raggiungere qualsiasi risultato, che sia un podio o un quinto posto. Siamo complici. Ci fidiamo l’uno dell’altro e ci rispettiamo molto.”
Questo legame ti permette di avere più energia mentale durante le gare?
“Senz’altro. Se non avessi la fiducia dei miei maestri, sarebbe più complicato. Ovviamente anche io mi fido di loro ciecamente, ormai sono davvero anni che ci conosciamo, dentro e fuori dalla pedana.”
Dal Fides alla Nazionale maggiore. Quanto è stato emozionante ed utile competere al fianco di medaglie olimpiche come Aldo Montano?
“Il lavoro che facciamo al Fides è sempre alla base. Negli ultimi due anni in particolare, ho partecipato a tanti ritiri Under 20, costruiti appositamente per allenarsi con i migliori atleti ed allenatori d’Italia. In quei momenti la crescita è notevole, hai la possibilità di prendere da tutti qualcosa. I ritiri con la Nazionale maggiore sono un grande aiuto in più. Tirare con persone come Montano o con ragazzi che hanno conquistato una medaglia alle Olimpiadi di Tokyo mi ha dato molti stimoli. Sono riuscito a capire che cosa voglia dire essere su una pedana di un livello assoluto. Mi ha aiutato a crescere, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista mentale. Ho potuto aggiungere sempre dei mattoncini in più sulla base solida che ho da quando mi alleno al Fides. E poi, vivere da vicino questi professionisti è un’emozione che non ha prezzo.”
Sei campione italiano in due categorie: Under 20 e Under 23. Cos’è che non manca mai nel tuo quotidiano e ti aiuta a crescere giorno dopo giorno?
“L’allenamento non deve mai mancare. La scherma è una presenza costante nella mia vita e non deve diventare un peso. Nel mio quotidiano è fondamentale anche il lavoro che svolgo con il mio psicologo dello sport. Sono 5 anni che lavoro con Angelo Carnemolla e mi aiuta moltissimo sia in allenamento sia, in particolare, in gara. Con Angelo cerchiamo di sviluppare vari aspetti del pensiero e dell’atteggiamento che, tramite la postura per esempio, mi permettono di migliorare sotto ogni prospettiva.”
Pietro, non mi resta che chiederti, qual è il tuo desiderio più grande?
“Il mio desiderio più grande è vincere le Olimpiadi, non potrei non dirlo. E’ l’energia che tutti i giorni alimenta il lavoro che facciamo al Fides. Poi non si sa mai. La carriera di un atleta per me non è una linea retta, la vedo più come un sentiero. La strada verso qualsiasi obiettivo è il sentiero, dove ci possono essere buche e ostacoli. L’importante è ricominciare sempre più forte ogni volta che raggiungiamo delle soddisfazioni, ma anche delle piccole delusioni.”
Pietro, grazie mille e buona fortuna!
“Grazie mille, a presto!”