Il Rotary e il basket, quella con Livorno è una lunga storia d'amore
Livorno – Quale migliore occasione, per celebrare la palla a spicchi livornese, che la vigilia del derby di Supercoppa tra Libertas 1947 e Pielle? Il Rotary Club Livorno, presieduto da Vanessa Turinelli, ha organizzato e svolto alla Rotonda di Ardenza, nel suggestivo scenario dello Chalet della Rotonda, l’evento “Tra passato, presente e futuro, il Rotary intervista i grandi uomini del basket livornese”, moderato dal giornalista Marco Ceccarini, cui hanno preso parte il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, il presidente del comitato regionale di basket, Massimo Faraoni, il delegato provinciale del Coni, Gianni Giannone, nonché due vecchie glorie del basket, Nedo Filoni ed Andrea Forti, rispettivamente di area Pielle e Libertas.
L’evento, come spiegato dalla presidente Turinelli, ha chiuso il ciclo di incontri “Quattro chiacchiere allo Chalet” che nel corso dell’estate ha visto il club impegnato in alcune serate aperte al pubblico che sono state dedicate prima al “porto delle donne” con la partecipazione dell’assessora comunale al Porto Barbara Bonciani e poi all’intervista realizzata dalla stessa Turinelli alla ballerina Luciana Savignano, étoile della danza internazionale, il tutto nell’ambito del progetto District Grant del club livornese, finalizzato a raccogliere fondi per realizzare in città una casa di semiautonomia per le donne vittime di violenza.
“Rilanceremo la gestione del Pala Modigliani con un partenariato tra pubblico e privato. Il nostro intento è avere due palasport interscambiabili”, ha affermato il sindaco Salvetti, che tra l’altro ha la delega allo Sport e ha affrontato anche la questione dell’impiantistica sportiva: “Intendiamo aumentare il numero di palestre a disposizione della città e su questo punto andremo avanti con tutti i progetti che abbiamo in cantiere”.
All’iniziativa, allietata da intermezzi eseguiti dal giovane musicista Niccolò Corsaro, hanno partecipato come ospiti in platea il presidente e il coach della Pielle, Francesco Farneti e Marco Cardani, il direttore sportivo della Libertas, Gianluca Mannucchi, più il fotografo Paolo Bonciani, autore della foto simbolo della pallacanestro livornese, quella scattata alla fine degli anni Settanta al Pala Macchia nella quale si vedono quattro giocatori, tre libertassini e un piellino, che si contendono, mani rivolte al cielo, la palla a spicchi che sembra non volersi far prendere da nessuno.
Ceccarini, in apertura, ha affermato che “quella tra Livorno e il basket è una lunga storia d’amore che dura da oltre ottant’anni” e ha sottolineato l’importanza del fatto che “questo confronto, bello e costruttivo, avviene a poche ore dal derby di Supercoppa tra Libertas e Pielle”.
Faraoni, memoria storica della pallacanestro italiana, ha ricordato la vicenda della sinergia tra Libertas e Pielle affermando che “fu soprattutto un’operazione finanziaria che portò alla cessione del titolo di A2 della Pielle alla Reyer Venezia per quattro miliardi di lire”. Giannone, che fu vicepresidente del Livorno Basket di cui proprio Faraoni fu uno dei principali animatori, ha invece ricordato la vicenda del Basket Livorno, che altro non fu che il Don Bosco che cambiò denominazione, che nel primo decennio del Ventunesimo secolo tentò riportare la città dei Quattro mori ai vertici della pallacanestro nazionale, ma che, uscita di scena la dirigenza di cui facevano parte anche Giannone e Faraoni, concluse la propria esperienza nel 2009 con l’estromissione dai campionati di vertice.
Filoni ha parlato di una pallacanestro che non esiste più, all’insegna di un sano dilettantismo che non pregiudicava la qualità. Si è poi soffermato sul canestro da lui realizzato con cui la Pielle, sconfiggendo il Petrarca Padova, ipotecò la prima storica promozione in A2, chiedendosi “chissà come sarebbe andata se quella palla non entrava”. Mentre Forti, chiamato a parlare ancora una volta della famosa beffa subita nel 1989 dalla Libertas contro l’Olimpia Milano, ha ammesso: “La delusione fu enorme, tanto che pensai perfino di smettere, ma poi capì che quanto accaduto doveva insegnarmi a come possono andare le cose nella vita e nello sport”. Per la cronaca, il suo canestro fu prima concesso e poi annullato dagli arbitri, con lo scudetto che, invece che a Livorno, come la tivù aveva già annunciato, prese incredibilmente la strada di Milano a gara già conclusa ed apparentemente refertata.