Dilettanti allo sbaraglio
Livorno - Sono trascorse poche ore dalla composizione e dall’annuncio dei gironi del prossimo campionato della Serie D Lnd 2024-25. Inutile dire che per chi scrive e molti altri, non siano risultati sorprendenti le composizioni dei gironi D ed E, quelli che includono la totalità delle squadre toscane, composizioni che lasciano molto amaro in bocca.
Andiamo con ordine: nel settore toscano, ci sono due società blasonate con proprietà importanti che non nascondono volontà di promozione sin dal torneo precedente, che ha visto trionfare, contrariamente ai pronostici, la Pianese.
Stiamo parlando del Livorno del patron Joel Esciua e del Grosseto del presidente Gianni Lamioni. Due società dalla storia importante, ricche di mezzi e che non lesinano investimenti per allestire due rose degne di poter affrontare il campionato competitivamente e vincerlo, senza nascondere le proprie ambizioni.
Nessuno può tacere che le due società ambissero a non essere presenti nello stesso girone del campionato per evitare di affrontarsi in una sfida fratricida che avrebbe finito per danneggiare una delle due. Infatti è notorio che il girone E, ricco di squadra della regione Toscana è, relativamente parlando di ambiente, molto difficile per le squadre più blasonate. Le altre compagini della stessa regione, pur inferiori per il valore delle rose, sono infarcite di calciatori livornesi, pisani, fiorentini, senesi, che, una volta posti ad incrociare gli scarpini con le cugine più affermate, danno vita ad incontri dall’alto valore agonistico, vendendo cara la pelle riuscendo ad imporre risultati fuori dal pronostico. Non è un caso che lo scorso campionato il derelitto Cenaia impose il pari ai torelli maremmani ed alle triglie amaranto, due pareggi che costarono non poco, in corsa promozione, alle due formazioni.
Bene, alla luce di queste esperienze, non era una bestemmia che le due società ambissero ad essere incluse nel girone D, per quanto riguarda la società amaranto e nel girone G, per ciò che concerne la società biancorossa. Due gironi diversi, sicuramente meno ricchi di derby e dalle questioni di ambiente meno problematiche. Invece è stato composto un girone D tosco-emiliano, con formazioni di valore, sì, ma nettamente inferiori a quelle del corrispondente girone E, vero e proprio girone di ferro. Vien da chiedersi che cosa abbiano in mente i geni che hanno pensato ed applicato i due gironi, in quale mondo vivano per non rendersi conto che è opportuno adottare i criteri delle teste di serie, proprio per salvaguardare le ambizioni delle squadre più accreditate. Con tutto il rispetto, andare a giocare a Sasso Marconi, oppure a San Marino è ben diverso che andare a misurarsi sui campi di Siena, Trestina, Serravezza, Gavorrano.
Siamo onesti, il campionato di serie D non è più il campionato da scapoli e ammogliati di qualche tempo fa. Vi partecipano società importanti, che investono fior di quattrini pur di uscire dal limbo e salire all’interno del calcio che conta. L’esempio del Trapani di Valerio Antonini è freschissimo, siamo all’interno di una lega che oramai non ha niente da invidiare a quelle delle serie superiori. Bene, anzi male, che cosa ti fanno i soloni di questa lega? Al momento della composizione dei gironi che combinano? Del tutto indifferenti ai voleri delle due società, le includono nello stesso girone, incuranti del fatto che così facendo condannano una delle due ad un altro anno di purgatorio, in barba alle aspettative legittime del bacino di utenza, alle loro ambizioni. Uno spregio bello e buono che in pratica favorisce le aspirazioni dei club emilliano-romagnoli e della Pistoiese, società che si presenta ai nastri di partenza avendo utilizzato la discutibile prassi di aver cannibalizzato il numero di matricola dell’Aglianese, dopo l’ennesimo fallimento, che da almeno 20 anni, caratterizza la vita della squadra arancione, la quale, per giustizia, avrebbe dovuto ripartire dal campionato regionale di prima categoria. Assurdo, palesemente, che la cosa passi in totale silenzio, senza che nessun organo di stampa faccia sentire la propria voce presso gli organi competenti. Livorno e Grosseto sono le squadre che patiscono il danno maggiore di un criterio geografico cervellotico, senza logica.
Basti pensare che nel girone E viene inserita una squadra della provincia di Spezia, la Fezzanese, di solito adusa ad essere inserita nel girone A, costringendo i Liguri a farsi un viaggio fino ad Ostia e a Civita Castellana e che venga messa nel girone D una squadra della piana lucchese, il Tau di Altopascio, che evidentemente lo ha chiesto e si lasci nel girone E una squadra della Garfagnana, geograficamente più vicina all’Emilia della squadra di Altopascio.
Dilettanti allo sbaraglio, di nome e di fatto e non si venga a dire che per vincere il campionato prima o poi andranno affrontati tutti gli avversari. Certo, andranno affrontati tutti, ma evidentemente, in ambienti che hanno pressioni diverse in Toscana, rispetto all’Emilia Romagna.
Continuiamo così a far del male a un calcio italiano che non vuole rendersi conto della spirale entro la quale si è avvitato e sembra, a tutti i livelli a non emanciparsi dal conservatorismo e riuscire ad adottare criteri di modernità che aiuterebbero non poco a migliorarne le sorti quanto mai in declino.