Esclusiva. Ceccarini: "Cecina ambizioso, Pro Livorno senza vantaggi"
Livorno - Chi non conosce Piero Ceccarini, ex arbitro internazionale, dirigente sportivo e uomo di calcio? Livornese, classe 1953, con un’eccellente carriera arbitrale alle spalle, dopo aver diretto gare di altissimo livello sia in campo nazionale che europeo e mondiale, da qualche anno si impegna come dirigente sportivo. Dopo aver svolto il ruolo di team manager nel Livorno, è stato dirigente della Pro Livorno Sorgenti, mentre dalla scorsa estate è allo Sporting Cecina, società di Promozione, dove si occupa dei rapporti con le istituzioni sportive e delle relazioni esterne.
Ceccarini, iniziamo dalla fine. Come procede la sua esperienza a Cecina?
“Direi bene. L’ambiente è buono. I programmi sono ambiziosi”.
E’ approdato al Cecina dopo essere uscito dalla Pro Livorno assieme a Puccini e Brondi ed i risultati vi stanno dando ragione...
“Le cose, al momento, stanno andando oltre ogni più rosea previsione. Siamo molto soddisfatti per quanto riguarda la prima squadra e lo staff tecnico. Dieci vittorie e tre pareggi. Speriamo che il girone di ritorno confermi le positività del girone di andata”.
Nel Cecina ci sono elementi che l’hanno impressionata?
“Ci sono diversi elementi, ma non mi piace fare nomi. Non ritengo opportuno mettere qualcuno davanti agli altri. Mi piace semmai evidenziare che abbiamo delle quote interessanti che hanno la possibilità di fare delle esperienze importanti”.
Nel complesso, quote e non quote, questi ragazzi possono rappresentare l’ossatura della squadra rossoblu in un eventuale campionato di Eccellenza?
“Certo, il materiale umano lo abbiamo. Ma adesso è prematuro pensare al prossimo anno, anche se comprendo la domanda perché, in effetti, stiamo guidando la classifica con nove punti di vantaggio sulla seconda”.
Almeno un giocatore mi permetta di menzionarlo. Mi riferisco a Rovini, che è stato, tra l’altro, nell’Empoli, nell’Udinese, nella Spal. Se pienamente recuperato, uno come lui può essere un lusso perfino in Serie D.
“Rovini era una promessa del calcio italiano. E’ stato nelle Nazionali italiane Under 16 e Under 17. E’ stato nel calcio professionistico. Noi lo aspettiamo. Il suo recupero, specie in prospettiva, sarebbe un acquisto importantissimo”.
E il mister, soddisfatto di Miano?
“Lo staff è guidato dall’allenatore. Dire che lo staff ha fatto bene, vuol dire che l’allenatore ha fatto e sta facendo bene. Miano ha esperienza. E’ stato un calciatore di Serie C e D e sta facendo bene anche come allenatore”.
Lei, Puccini e Brondi, siete entrati in una società già strutturata. Lo scorso anno la prima squadra ha sfiorato la promozione in Eccellenza. Con voi, chiaramente, le ambizioni sono cresciute. E’ così?
“Intendiamo dare una mano per realizzare una società ancora più forte. Con il presidente Zazzeri e il vicepresidente Cioni, più in generale con tutti i soci, il Cecina era già una società forte ed organizzata. Lo scorso anno la squadra ha sfiorato il salto di categoria. Tutti assieme, adesso, vogliamo portare il club rossoblu dove maggiormente merita”.
Uno dei punti qualificanti di una società è il settore giovanile. Come vi state muovendo in questo senso?
“Quando dico che vogliamo ulteriormente rafforzare il club mi riferisco anche al voler far crescere il settore giovanile. Una società dilettantistica può dirsi di primo livello, al di là della categoria in cui milita la prima squadra, se il vivaio è forte e ben strutturato. Fermo restando che il settore giovanile del Cecina è già importante, intendiamo migliorarlo ed anzi vogliamo salire con tutte le formazioni, a cominciare dalla squadra juniores, che attualmente milita nel campionato provinciale. Puntiamo inoltre molto sulla scuola calcio”.
A quanto mi risulta, avete un rapporto con l’Empoli, giusto?
“Si, quello con l’Empoli è un rapporto a cui teniamo. Con la società del presidente Corsi stiamo perfezionando un accordo non dissimile da quello che avevamo con la Pro Livorno. Al momento opportuno renderemo noti i dettagli”.
Ha citato la Pro Livorno. Quella è stata per voi un’esperienza che si è conclusa amaramente con la retrocessione in Eccellenza, anche se tale amarezza è stata mitigata dalla vittoria del campionato nazionale juniores. Che ricordo ha di tale esperienza?
“Sono stati anni intensi. Puccini è entrato nella Pro Livorno che la squadra era in Seconda categoria. In breve sono stati scalati i gradini del calcio dilettantistico. Prima c’è stata la salita in Prima categoria e poi in Promozione. C’è stata la sinergia con il Sorgenti. Alla fine è arrivata l’Eccellenza e quindi la Serie D. Posso dire che, con il tempo, la società si era data un’organizzazione tecnica importante, capace di valorizzare il materiale che aveva, tanto che quando siamo andati in Eccellenza siamo stati subito competitivi senza dover far pazzie”.
E il campionato di Serie D?
“La promozione in Serie D è stata il frutto di una programmazione e non un successo capitato per caso. Il primo anno abbiamo fatto un girone di andata eccellente. Nel ritorno, invece, la squadra non fu all’altezza dell’andata. Dopo aver perso così tante posizioni in classifica, la società doveva farsi delle domande, cosa che in effetti si è fatta, ma che invece non si sono fatte alcuni addetti ai lavori, con la conseguenza che il risultato è stato quello che è stato”.
A chi si riferisce?
“Come per i giovani, preferisco non fare nomi. Posso solo dire che chi ci vuole arrivare, ci può arrivare”.
Quando dice che il risultato è stato quello che è stato, pensa alla retrocessione?
“Certo, ma non solo. Una retrocessione, nella storia di una società, può anche starci. Semmai, col senno del poi, posso dire che il comportarsi come un buon padre di famiglia, alla Pro Livorno, non ci ha ripagato”.
Cioè?
“Il passato è passato, non intendo riaprire certi argomenti. Mi limito a dire, da ex dirigente biancoverde, che mi spiace vedere che la società sia stata depauperata di un settore giovanile che avevamo costruito con tanta abnegazione, dedizione ed impegno e che è arrivato a vincere lo scudetto juniores”.
Si riferisce all’accordo con il Livorno?
“Ricordo che alcuni dirigenti amaranto vennero al campo delle Sorgenti a presentare il progetto che poi è stato firmato e la cui sottoscrizione è stata il motivo per cui io, Puccini e Brondi, con grande dolore, abbiamo dato le dimissioni. Attraverso quell’accordo, che ha trasformato la Pro Livorno da associazione sportiva dilettantistica a società dilettantistica a responsabilità limitata, il club biancoverde è stato velocemente messo nelle mani di alcune persone con la conseguente esautorazione dei vecchi soci. Ecco perché noi siamo venuti via. Quell’accordo prevedeva e prevede la riqualificazione strutturale a step del campo Magnozzi, contributi, due campi in sintetico, nuovi spogliatoi, ristorante, uffici, impianti di calcetto, eccetera. Quel progetto, in quel momento, sembrava che dovesse partire immediatamente. Sembrava che la forza di quell’accordo stesse proprio nella velocità di realizzazione. Invece vedo che ci sono dei forti ritardi. Mi chiedo, un anno dopo, perché tanta fretta in un momento così delicato, quando invece occorreva riflessione e ponderazione, non fretta, per trovare la giusta quadra che doveva servire a rilanciare tutto il calcio livornese”.
E’ un progetto in fieri, però. Dobbiamo dare tempo al tempo…
“Diamo tempo al tempo, per carità. Quell’accordo, tra l’altro, contempla anche obiettivi amministrativi a medio termine, un contributo da parte del Comune in quanto proprietario dell’impianto Magnozzi e il reinvestimento dei margini di gestione. Prevederebbe anche la realizzazione di un centro tecnico federale. Vediamo se e quando tutto quanto ipotizzato si realizzerà”.
Per concludere, una domanda sul Livorno, di cui lei è stato anche dirigente. Cosa si augura per la maggiore società cittadina?
“In questo caso, se mi permette, parlo da tifoso amaranto, da cittadino di Livorno, da sportivo che ha sempre seguito la squadra fin da quando, ragazzino, andavo con mio padre in trasferta ovunque in Italia. Ho visto il Livorno al Flaminio di Roma nella storica e rocambolesca vittoria contro la Lazio, sono stato a Venezia, a Firenze contro il Lecco in campo neutro, e via dicendo. Sono stato inoltre un manager della società amaranto. Tutto questo per dire che non posso che augurarmi il meglio per la squadra che maggiormente rappresenta la mia città. Ma, se permette, non concordo su come sono state gestite alcune cose. Non voglio dire altro. Vorrei solo vedere una società in grado di organizzare e sviluppare in piena autonomia il proprio futuro”.